Spesso, quando chiediamo a imprenditori e manager qual è la strategia di ottimizzazione dei margini che portano avanti nella loro azienda, e come si declina in progetti operativi che in modo continuativo portino benefici alla redditività aziendale, massimizzandola costantemente, ci accorgiamo di avere posto una domanda scomoda.
Perché, se è intuitivo che “ottimizzare” significa ottenere margini migliori, è altrettanto evidente che la via più battuta, spesso l’unica, sia quella di chiedere risparmi sui costi di acquisto, “…noi chiediamo sempre tre preventivi…”, e non sempre in logica Total Cost. E’ la più semplice da comprendere, quella che fornisce evidenze immediatamente tangibili ed anche la più “facilmente” misurabile. E quindi è spesso l’unica via di ottimizzazione, come se non fosse possibile percorrere altri sentieri.
Allargare la prospettiva e osservare l’intero processo che permette di portare un prodotto sul mercato, collocando la gestione degli approvvigionamenti all’inizio di tale processo, mostra altre vie e, in genere, desta immediata attenzione. Perché, avendo ora un campo di osservazione più ampio, diventa subito chiaro che, quanto più articolata e lunga sarà la catena, tanto più sarà il valore accumulato dal prodotto. E’ il momento dell’illuminazione! La Supply Chain viene finalmente compresa e si rivela uno degli elementi più critici per la redditività di un’azienda. La sua influenza diretta sui costi, sull’efficienza operativa e sulla soddisfazione del cliente, appaiono evidenti.
- Comprendere La Supply Chain
Quando questo accade, quando ogni elemento del processo è chiaramente allineato davanti ai nostri occhi, diventa più semplice comprendere la necessità di cura continua della Supply Chain. La necessità di una sua ottimizzazione. Si capisce velocemente perché è indispensabile una ricerca perpetua di innovazioni in grado di velocizzare, migliorare, semplificare attività e processi che garantiscano efficienza, qualità e soddisfazione del cliente.
Quando questo accade, dunque, la Supply Chain acquista una propria dignità strategica e viene vista come un elemento in grado di fornire un contributo di altissimo valore all’incremento della marginalità dell’azienda.
Da dove cominciare?
Spesso non c’è tempo di ottimizzare: l’operatività quotidiana, l’urgenza, la dinamica e la struttura stessa organizzativa non favoriscono il miglioramento continuo e in azienda si sedimentano strati di inefficienza che drenano risorse assottigliando i margini.
Se si vuole realmente recuperare redditività nella Supply Chain, però, è necessario portare avanti un approccio integrato che combini l’analisi dei processi, la gestione dei costi, la collaborazione con i fornitori e l’adozione di tecnologie avanzate. Imprenditori e manager devono essere pronti a investire in innovazione e a promuovere una cultura aziendale orientata al miglioramento continuo, se vogliono ottenere significativi incrementi nei margini di profitto dell’impresa che governano.
- Identificare i punti critici
E’ necessario costruirsi una fotografia panoramica della propria Supply Chain, isolando e identificando tutti gli anelli della catena, esplicitandone i punti deboli – la forza della catena si misura nella forza del suo anello più debole – e misurandone il costo. Si può procedere quindi con l’impostazione di progetti in grado di potenziare ogni singolo anello, a cominciare da quelli più fragili.
Vi sono numerosi ambiti sui quali è possibile intervenire per ricercare una crescita dei margini: l’automazione dei processi, l’ottimizzazione della logistica, la riduzione degli sprechi, la gestione della qualità, la formazione del personale, l’innovazione tecnologica. Un occhio di riguardo meritano, però:
- la qualità e le modalità di rapporto con i fornitori, in un’ottica di crescita congiunta;
- la digitalizzazione della catena.
Se da tempo è prassi consolidata provare a razionalizzare le spese, lo è molto meno lavorare insieme ai fornitori. Si potrebbe invece collaborare con loro già in fase di progettazione su iniziative di riduzione dei costi e miglioramento della qualità, oltre, ovviamente, a implementare sistemi di valutazione dei fornitori mirati a monitorare e migliorare le loro performance.
Allo stesso modo anche la digitalizzazione dei processi della supply chain può avere un impatto significativo sulla redditività aziendale. Questo può avvenire intervenendo su svariate leve:
- miglioramento dell’efficienza operativa, grazie, ad esempio, all’automazione delle attività di routine o ottimizzazione dell’Inventario;
- riduzione di costi operativi, come la riduzione degli errori umani nella elaborazione degli ordini o della gestione delle scorte e la riduzione di costi di trasporto (ottenibile con una più razionale elaborazione le rotte);
- aumento di visibilità e trasparenza. Ad esempio, la capacità di monitorare i movimenti delle merci in tempo reale consente di rispondere rapidamente a eventuali ritardi o problemi e questo, a sua volta, riduce i costi associati a ritardi o rotture della catena di approvvigionamento e, al contempo, migliora in maniera sensibile il servizio clienti;
- analisi dei dati. Dashboard interattive e report automatici forniscono una visione d’insieme delle performance della supply chain, facilitando e rendendo più organiche e coerenti le decisioni basate sui dati.
In conclusione, l’ottimizzazione della Supply Chain è una delle vie maestre di miglioramento dell’EBITDA di un’azienda. Un approccio olistico, che inizi con una mappatura completa della catena e continui con l’analisi dettagliata di ogni singolo anello, è cruciale per ottenere risultati duraturi e sostenibili.
Due fattori chiave emergono come particolarmente determinanti: la collaborazione con i fornitori e la digitalizzazione.
La qualità delle relazioni con i fornitori può trasformare la Supply Chain da una semplice sequenza di passaggi a un ecosistema integrato e sinergico. La digitalizzazione offre strumenti potentissimi di evoluzione della Supply Chain che, una volta digitalizzata, diventa più agile, reattiva e capace di affrontare le sfide del mercato moderno.
Investire in queste aree strategiche rappresenta una scelta vincente per le aziende che vogliono mantenere un vantaggio competitivo sostenibile e crescere in un contesto economico sempre più complesso, interconnesso e dinamico.
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