“Ovunque cerchi, la catena di approvvigionamento globale è un disastro”, si legge in un titolo recente sul Wall Street Journal. La maggior parte dei professionisti del settore sarebbe d’accordo: tra la pandemia, la carenza di container, il clima invernale, gli incendi delle fabbriche, il blocco del Canale di Suez da parte di una nave portacontainer e altri problemi logistici, le cose si sono complicate. L’aumento di prezzo e la difficoltà di approvvigionamento mettono in difficoltà tutte le aziende del territorio nazionale.
Queste interruzioni hanno già portato all’attuale carenza globale di semiconduttori e ora si sta verificando l’interruzione della fornitura di un’altra categoria critica di materiali: la plastica.
I vincoli sulle forniture delle materie prime, in particolare polietilene (PE), polipropilene (PP) e monoetilene (MEG), stanno portando a chiusure di fabbrica momentanee, bruschi aumenti dei prezzi e ritardi nella produzione in una vasta gamma di settori.
La plastica prodotta da queste sostanze chimiche viene utilizzata in ogni tipo di prodotto immaginabile: dagli imballaggi alimentari, agli elettrodomestici, agli smartphone e alle parti di automobili, alle attrezzature per esercizi e ai pattini a rotelle.
Combinando questo con l’aumento della domanda di beni da parte dei consumatori, è facile capire perché questi vincoli di offerta sono un grosso problema.
Come mai ci sono interruzioni nella fornitura della plastica?
Come la carenza di semiconduttori, anche questa è arrivata da molto tempo. Durante l’estate 2020, i blocchi relativi al Covid-19 hanno causato un calo dei livelli delle scorte. Poi, in agosto, l’uragano Laura ha costretto una serie di fabbriche petrolchimiche in Louisiana e Texas a chiudere; Durante la notte dal 10% al 15% della produzione di PE e PP negli Stati Uniti si è fermata.
Questo è stato seguito da una serie di cause di forza maggiore da parte di grandi produttori di polimeri, tra cui LyondellBasell in Louisiana e Chevron Phillips Chemical in Texas. (Dichiarando la forza maggiore, questi fornitori sono stati sollevati da alcuni impegni di fornitura consegna a causa di circostanze al di fuori del loro controllo.) Allo stesso tempo, le precauzioni di sicurezza Covid-19 hanno rallentato la produzione in molti luoghi di lavoro e causato carenza di manodopera e autotrasporti nei porti.
Il colpo finale è stato la tempesta invernale che ha colpito la costa del Golfo. Il Texas ospita il più grande complesso petrolchimico del mondo, che trasforma petrolio, gas e altri sottoprodotti in plastica. Quasi 100 prodotti chimici e derivati critici ampiamente utilizzati in prodotti e settori vengono lavorati in Texas. Ci vorranno più di sei mesi per correggere gli squilibri causati dalla tempesta. Dati questi problemi, il 23 marzo non sarebbe potuto accadere in un momento peggiore il blocco di una nave portacontainer nel Canale di Suez.
Previsione aumento di prezzo – Sviluppi Economia e Approvvigionamenti
È ampiamente previsto che si verifichino picchi della domanda negli Stati Uniti e in altri paesi, poiché i consumatori vaccinati riprenderanno il consumo tradizionale. Le aziende potrebbero non essere in grado di sfruttare appieno questa opportunità: i responsabili degli acquisti intervistati dall’Institute for Supply Management il mese scorso hanno anticipato un peggioramento degli squilibri tra domanda e offerta in una varietà di aree. Molte delle loro aziende devono già affrontare scorte esaurite, aumenti dei prezzi, tassi più elevati di spedizioni insolute e tempi di consegna più lunghi per gli ordini. Dal punto di vista privilegiato dell’approvvigionamento di esperti che gestiscono i fornitori, la prospettiva è cupa: si aspettano che le interruzioni durino per più di 12 mesi.
Fonte: https://hbr.org/ – https://hbr.org/2021/03/the-latest-supply-chain-disruption-plastics
Materie plastiche
L’associazione europea dei trasformatori di materie plastiche (EuPC) denuncia da inizio anno la terribile situazione che stanno attraversando le aziende del settore. Le cause sopracitate stanno minacciando la chiusura di numerose aziende e mettono in pericolo la produzione di innumerevoli prodotti che vanno dalle applicazioni nell’industria edile e automobilistica, ai beni essenziali per l’imballaggio alimentare e la filiera farmaceutica.
La ripartenza anticipata rispetto all’Europa di Cina e parte del Nord America ha spinto la domanda di materie prime per il riempimento dei magazzini (come anticipavamo sopra), mentre gli impianti di produzione viaggiavano ancora a “regime ridotto”. Quando anche la domanda continentale si è risvegliata, la disponibilità di carichi dall’estero si è progressivamente assottigliata, mentre la produzione interna non è stata in grado di far fronte alle richieste. In questo scenario si sono venuti a sommare i diversi gravi avvenimenti di cui abbiamo parlato sopra – blocco di numerose aziende petrolchimiche degli USA a causa del gelo, aumenti dei costi di trasporto – causando un ulteriore restringimento di disponibilità di etilene e poliolefine.
Diretta conseguenza di tutto ciò è anche il rialzo del prezzo del Brent, +148% che ha comportato un aumento del costo dei polimeri di riferimento per l’industria manifatturiera quali l’etilene, il polipropilene e il PVC ha riportato rispettivamente incrementi di prezzi del 58%, 34% e 42%.
Alexandre Dangis, amministratore delegato di EuPC ha così commentato la situazione:
“I problemi di consegna sono diventati sempre più diffusi, interessando ad esempio materie prime (non limitate) come polipropilene, cloruro di polivinile e polietilene, nonché additivi speciali fondamentali per la produzione di composti e prodotti in plastica. Le gravi perturbazioni del mercato attualmente in corso in tutta Europa sono un sintomo dello squilibrio strutturale tra la produzione locale e la domanda di materie prime e additivi. Senza il ripristino di tale equilibrio, è altamente probabile il ripetersi periodico di gravi interruzioni della catena di produzione. Infine, anche i clienti finali subiranno danni a causa di interruzioni nella consegna dei prodotti e dei semilavorati”.
Anche Luca Iazzolino, Presidente di UnionPlast – Associazione delle aziende italiane di trasformazione – sottolinea la gravità della situazione:
“Non sono da escludere possibili fermi impianto per carenza di materia prima, in un contesto complesso che segue una crisi internazionale senza precedenti, e proprio nel momento in cui le imprese per ben più di una ragione, non ultima la gravità della pandemia in corso, dovrebbero concentrarsi sul rilancio e sulla produttività. La gravità della situazione condiziona inevitabilmente gli impegni assunti e mette a rischio la possibilità di rispettare i termini di consegna per un periodo di tempo oggi non prevedibile. Abbiamo scalato montagne per resistere al Covid e ora ci dobbiamo inginocchiare di fronte alla mancanza di materiali. Il risultato finale è semplice: gli Usa si tengono stretti le poche materie prime che riescono a produrre. Cina e India pagano qualsiasi cifra per non interrompere le forniture. La Ue ha quasi rinunciato a produrre polimeri e dipende da Usa e Medio Oriente”.
Anche quando disponibili, le plastiche sono sempre più care: il prezzo del polietilene a bassa densità, utilizzato soprattutto nel packaging alimentare, a marzo superava di oltre il 50% la quotazione dell’ottobre 2020, mentre il PET grado bottiglia e il polipropilene sono rincarati, nello stesso periodo, del 40% e il polistirene intorno al 70%.
Fonte: https://www.remecologia.it/news/le-materie-prime-sono-diventate-introvabili-ecco-i-motivi/
La prima a soffrire? La plastica
“Abbiamo scalato montagne per resistere al Covid e ce l’abbiamo fatta. Ora ci dobbiamo inginocchiare di fronte alla mancanza di materiali”. La frustrazione che Luca Iazzolino, presidente di Unionplast, esprime a marzo in un comunicato, ripreso dalle maggiori testate nazionali, è esemplificativa di uno stato d’animo generalizzato del settore. Uno di quelli più in difficoltà, assieme al metalmeccanico – dove la carenza dell’acciaio ha fermato moltissimi impianti. Anche in questo caso i motivi sono tanti, e alcuni li abbiamo già elencato. In più, proprio sull’assenza dei polimeri che poi costituiscono le plastiche, vanno aggiunti tre ulteriori problemi. Il primo è che Cina e India, con la ripresa dell’economia, hanno fatto incetta di ordini di materie prime per la plastica. Il secondo è che con l’aumento dei prezzi sono aumentati anche, e di molto, i costi della logistica: sempre più importatori di plastica affermano che è diventato difficile trovare navi container a disposizione e, quando succede, si trovano a prezzi quadruplicati rispetto agli anni pre-Covid. Infine, al di là dei tanti annunci, il processo di riciclo di plastica riguarda ancora quote basse dell’intera produzione – si parla di percentuali appena sopra il 20%, quando va bene.
Fonte: https://www.remecologia.it/news/le-materie-prime-sono-diventate-introvabili-ecco-i-motivi/
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