Crisi materie prime: sono diventate costosissime

Mar 24, 2022 | Covid-19

I prezzi delle materie prime sono saliti alle stelle e le attività produttive rischiano di fermarsi

Attualmente è in corso una vera e propria corsa per accaparrarsi le poche materie prime disponibili. La domanda mondiale di molte merci ha superato la capacità di produzione: dall’acciaio ai microchip, dal petrolio agli imballaggi. La ripresa mondiale dell’economia ha generato un aumento della domanda dei beni di ogni genere, causando una crescita esponenziale dei prezzi.

Aumento esponenziale dei prezzi

  1. Fattori reali = Le imprese sono ripartite tutte insieme e i magazzini erano vuoti;
  2. Fattori finanziari = interessi bassi e dollaro debole rendono le materie prime un investimento conveniente;
  3. Fattori logistici = le navi container dal 2020 hanno dovuto ridurre le emissioni di piombo scaricando i costi sul nolo.
  4. Blocco canale di Suez (primavera 2021).

La combinazione degli avvenimenti di cui sopra ha causato l’aumento esponenziale della gran parte di materie prime di ogni settore e tipologia.

Ecco qualche dato (rispetto ai livelli pre-crisi): il rame si è apprezzato del 47%; il grano del 12%, la soia del 15%; il legno del 6% e quello per pallet del 20%; il nichel e lo zinco del 51%; l’allumino del 26%.

Secondo Gabriele Buia, Presidente Ance, si osservano incrementi importanti anche nei materiali per l’edilizia come i polietileni, dove gli aumenti sono superiori del 110% tra novembre 2020 e oggi; il petrolio ha registrato un +45,3%; invece i prezzi del bitume sono saliti del +21,9% e quelli del cemento del +10%.

I dati di Confapi riportano che l’acciaio ha chiuso il 2020 con un +70% mentre i rottami ferrosi hanno registrato un balzo del +68%. L’aumento delle materie siderurgiche ha comportato importanti maggiorazioni di prezzo da parte dei produttori di laminati tanto che il prezzo del coils a caldo in Italia è passato da 370 €/ton agli attuali 1000 €/ton. Discorso simile per l’acciaio inox dove la comune lega “304” è passata da 1900 €/ton agli attuali 3000 €.

Come sottolinea giustamente Gianclaudio Torlizzi, direttore della società di consulenza finanziaria T-Commodity, la situazione in Europa è aggravata dalle misure di salvaguardia previste dall’U.E., che impongono l’applicazione di dazi del 25% quando vengono superati i limiti di import di acciaio da Pese extra UE.

Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, attualmente, i ricavi dovuti dalla produzione di carbone sono dieci volte superiori agli introiti realizzati con la produzione dei minerali utilizzati per la transizione ecologica; ma tra meno di 20 anni la situazione si capovolgerà nettamente.

Ovviamente il Paese più lungimirante in questo senso è stato, ed è tutt’ora, la Cina, la quale è riuscita negli ultimi anni a monopolizzare il mercato di questi minerali. Il gigante asiatico estrae nei propri territori rame, litio e terre rare; mentre le altre materie le prende nei Paesi produttori: come il nichel nelle Filippine e il cobalto in Congo, trasformandoli, poi, direttamente nel loro Paese.

Secondo la società di analisi britannica Benchmark Mineral Intelligence, l’80% dei materiali grezzi per la costruzione delle batterie agli ioni di litio proviene da aziende cinesi. Per il reperimento delle terre rare dipendiamo dalla Cina per il 98%, stessa percentuale per il borato dalla Turchia, mentre per soddisfare il fabbisogno di platino ci rivolgiamo al Sud Africa per il 71% del necessario.

L’entrata sul mercato di veicoli elettricitecnologie digitaligeneratori eolici, ecc. farà incrementare entro il 2030 il bisogno europeo di litio fino a 18 volte in più rispetto a quello attuale e di 5 volte quello per il cobalto.

La mancanza di componenti elettriche, micorchip e parti plastiche ha già fermato la produzione in alcuni stabilimenti Ford e Stellantis di Melfi. La Vitesco di Faulia, azienda da 970 dipendenti, si è fermata ad aprile.

 

Fonte: https://www.remecologia.it/news/le-materie-prime-sono-diventate-introvabili-ecco-i-motivi/

 

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